La formazione dei formatori nel settore delle competenze di base: accesso, rilevanza e impatto.

Questa è stata la tematica principale attorno alla quale si è svolta l’edizione 2023 del convegno organizzato dalla Federazione svizzera Leggere e Scrivere, tenutosi martedì 21 novembre a Berna: quali sono le sfide attuali legate alla formazione dei formatori operanti nel campo delle competenze di base?

Al giorno d’oggi, in Svizzera, gli sforzi per professionalizzare il campo delle competenze di base devono affrontare molte sfide. Le domande chiave sono: come possiamo permettere ai formatori di accedere con facilità alle opportunità di formazione continua? Le offerte soddisfano le esigenze dei formatori e sono rilevanti per il loro lavoro? Quale impatto ha la professionalizzazione sulla qualità dell’offerta di corsi?

Gli organizzatori hanno voluto lasciare il palco alle formatrici e ai formatori che lavorano nell’insegnamento delle competenze di base. Questi professionisti si sono espressi in diversi momenti con diversi messaggi. Qui di seguito segnaliamo i temi emersi dagli ospiti e dal pubblico.

Com’è composto l’universo dei formatori nel campo delle competenze di base? Salta subito all’occhio che è composto soprattutto da donne, perciò in questo articolo d’ora in avanti preferiremo l’uso del femminile. Perché ci sono più donne? Qualcuno suggerisce che hanno meno possibilità di battersi per chiedere condizioni migliori ed è per questo che si ritrovano ad accettare lavori precari.

La seconda importante constatazione è la diversità dei profili e delle specializzazioni. La formatrice nelle competenze di base può essere una persona che ha lavorato in banca per trent’anni e ora insegna calcolo di base agli adulti, ma può anche trattarsi di un’insegnante di italiano delle medie che ora insegna alfabetizzazione agli adulti con poca scolarizzazione.

Considerata la varietà dei profili, la domanda sorta spontanea è stata: qual è, quindi, l’identità professionale della formatrice nelle competenze di base? Solitamente ci si presenta come “formatrice di adulti” anziché “formatrice di adulti nelle competenze di base”. Perché? Forse perché la maggior parte delle persone non sa cosa si intenda con l’espressione “competenze di base”. Perfino le formatrici stesse faticano a capire dove mettere i limiti, ad esempio: l’italiano L2 è considerata una competenza di base? Inoltre spesso non vengono riconosciute le competenze sociali e individuali che una formatrice, soprattutto nel campo delle competenze di base, usa spesso come, ad esempio, saper rassicurare e incoraggiare.

La terza importante constatazione: l’universo delle formatrici nelle competenze di base è principalmente caratterizzato da condizioni di lavoro precarie, dove i contratti sono spesso a tempo determinato e il salario orario è minimo (o addirittura sotto il minimo). Con gli anni sembra che la precarietà sia aumentata.

Spesso l’agenda di una formatrice assomiglia a un tetris in cui il tempo per la formazione continua si trova soltanto a discapito di ore di lavoro pagate e perciò verrebbe da chiedersi: chi mi paga le partecipazioni ai congressi, alle riunioni, il tempo di preparazione? Difficilmente potrà essere spesata dall’ente per il quale lavora soltanto due ore a settimana per nove mesi all’anno. Qualcuno suggerisce di riunirsi in un sindacato per aumentare la forza delle rivendicazioni, ma molte di loro sono già legate ad altre associazioni proprio per via dei loro diversi profili che le accomunano ad altre categorie professionali.

Quarta constatazione: l’universo della formazione degli adulti nelle competenze di base ha visto negli anni aumentare sempre di più il numero di persone qualificate, ciò significa che il mercato del lavoro è diventato più competitivo. Molte formatrici di adulti hanno il certificato FSEA e ora esiste anche la formazione Fide.

Bisognerebbe, a questo punto, chiarire la differenza tra formazione di base e formazione continua, ma non è una questione facile. Infatti una formatrice di adulti può ottenere il certificato FSEA come qualifica di base, ma deve essere anche esperta nella sua materia di insegnamento, quindi dovrebbe avere un altro diploma di base in un’altra materia. Oppure è lo FSEA da considerare piuttosto come formazione continua?

Sembra siano tutte d’accordo nell’affermare che avere una qualifica di base sia importante. Ottenere il certificato FSEA è utile perché almeno permette di far riconoscere tutte quelle competenze che altrimenti non verrebbero considerate. Inoltre è utile perché viene richiesto da eduQua agli enti formatori per quelle formatrici che erogano più di 120 ore all’anno. In più lo FSEA permette di farsi una rete e di possedere un vocabolario comune, aumentando il senso di appartenenza a una categoria professionale.

La quinta constatazione interessante sull’universo delle formatrici in questo ambito: non partecipano molto alle offerte di formazione continua. Viene fatto l’esempio della Université ouvrière de Genève (UOG), la quale ha recentemente sviluppato l’offerta per le formatrici. Nel periodo Covid hanno iniziato a proporre delle formazioni per il personale interno non appena si sono resi conto che alcune di loro non sapevano utilizzare i programmi per le videoconferenze. Da allora hanno offerto delle micro formazioni concrete e brevi per agevolare la partecipazione, ma hanno registrato poche iscrizioni dopo l’entusiasmo iniziale dettato dalla necessità immediata in quel particolare periodo.

È possibile che le formatrici non possano seguire una formazione per mancanza di finanziamenti. Dovrebbe essere il datore di lavoro a pagare loro il corso? Eppure solitamente un’azienda assume una persona perché è già qualificata per quella mansione, per cui non è scontato che il datore di lavoro paghi la formazione di base. Tuttavia si instaura in questo modo un circolo vizioso: per ottenere lo FSEA bisogna avere un lavoro, ma il datore di lavoro chiede lo FSEA per lavorare.

Perché le formatrici non continuano a formarsi? È vero, non hanno tempo o non hanno un sostegno finanziario, ma è anche possibile che manchi la motivazione semplicemente perché il gioco non vale la candela. Spesso infatti maggiore formazione non implica prospettive migliori. In altre parole: non significa che se mi formo poi guadagnerò di più, mi daranno più ore o avrò un contratto fisso, pertanto perché formarmi?

Come motivare le formatrici a seguire dei corsi? Si sta cercando di dare una risposta nella direzione di proporre formazioni in maniera diversa: più pratiche o più corte, in moduli o integrare la validazione degli apprendimenti. Interessante sarebbe anche approfondire gli elementi didattici propri a ogni competenza di base e vedere quali sono i legami tra loro. Qualcuno suggerisce di creare un modulo su come gestire l’eterogeneità del gruppo, che sia però un corso davvero pratico.

La sesta constatazione emersa sull’universo delle formatrici nelle competenze di base è la presenza importante dei volontari. Attenzione: il volontariato non è il lavoro non qualificato e non pagato. Il volontario è (o dovrebbe essere) una figura complementare a quella della formatrice, ha un ruolo diverso, fa un lavoro che la persona salariata non può fare.

In definitiva: creare o non creare una formazione comune di base per le formatrici che vogliono operare nelle competenze di base? Cosa succederebbe ai volontari se si creasse una formazione obbligatoria? Chi farebbe il lavoro di riconoscere e validare le formazioni interne già esistenti negli enti di formazione in tutta la Svizzera?

Il progetto nazionale ProfGK, gestito da diverse realtà tra le quali la Federazione svizzera Leggere e Scrivere, vuole colmare le lacune ed eliminare la confusione nel contesto della formazione delle formatrici nelle competenze di base. Si desidera creare un sistema di qualificazione piuttosto che di professionalizzazione (le formatrici sono già professionali). Si sta pensando di realizzare un corso che integri la validazione degli apprendimenti e che abbia una struttura modulare. La formazione verrà testata durante una prima fase pilota, poi verrà implementata definitivamente. L’ideazione sarà preceduta da una consultazione degli attori che in Svizzera si occupano di competenze di base, formatrici comprese. Su richiesta, l’Associazione Leggere e Scrivere della Svizzera italiana potrà fornire gli aggiornamenti sull’avanzamento dei lavori.

Chi volesse ricevere le novità nazionali nel campo delle competenze di base può iscriversi alla newsletter della Federazione svizzera Leggere e Scrivere: newsletter kompetence.ch

SAVE THE DATE: il prossimo congresso si svolgerà martedì 19 novembre 2024. Si parlerà di come gestire l’eterogeneità del gruppo e da dove provengono i finanziamenti per i corsi.

A questo link è disponibile la documentazione dell’edizione 2023, comprese le fotografie e le presentazioni power point: documentazione 2023

A questo link invece si trovano le offerte di formazione continua proposte dall’Associazione Leggere e Scrivere della Svizzera italiana e anche a livello nazionale: offerte di formazione continua per formatrici